Hai perso il lavoro? Le 2 mosse “salvagente” da fare subito

Per chi ha perso il lavoro ci sono due soluzioni da mettere in campo. È necessario però rispettare le tempistiche previste dalle normative in vigore. E soprattutto avere fiducia.

perso il lavoro salvagente
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In questi tempi di difficoltà generalizzate, perdere il lavoro diventa una prova davvero difficile da superare. Soprattutto quando si ha una famiglia e le spese non finiscono mai. Purtroppo il “posto fisso” è divenuto ormai “leggenda”, un qualcosa che non appartiene più ai nostri tempi. Ci viene chiesta flessibilità, creatività, disponibilità. Che non sarebbe neanche sbagliato. Il problema è che, al contrario, affitti, bollette, tasse e spese per la famiglia non sono altrettanto “flessibili”. E quando si perde il lavoro è un dramma.

Ma una buona notizia c’è. Anzi, tre. La prima è che, contrariamente a quel che si crede, le offerte di lavoro non mancano. E nemmeno le possibilità di “cambiare vita” e diventare lavoratori autonomi. Si tratta di informarsi e cercare nei canali giusti. Le alte due buone notizie riguardano le misure a favore dei disoccupati previste dal Governo. Che possono davvero fare da “ponte” e proteggere la famiglia in un momento difficile, fino a quando non spunta fuori un nuovo lavoro. Ecco di cosa si tratta.

Per chi ha perso il lavoro c’è la NaspI

Se un lavoratore subordinato è stato licenziato, e quindi non ha perso il lavoro per sua volontà, può cercare di presentare ricorso presso vari Enti, come la Camera del Lavoro o i Sindacati di appartenenza. Se il datore di lavoro ha sbagliato, il dipendente potrebbe anche vedersi reintegrato, e persino riscuotere arretrati o un risarcimento economico per il danno subito. Anche in caso di esito positivo, però, per veder terminata una pratica di questo genere ci possono volere anche molti anni. Nel mentre, diventa difficile pagare l’affitto, le rate dell’auto, e tutto ciò che dobbiamo pagare usando lo stipendio.

Se però il lavoratore ha maturato abbastanza contributi, può fare la domanda all’INPS per l’Indennità di disoccupazione. La domanda, ricordiamo, va presentata velocemente, per non perdere il diritto al beneficio. L’indennità di disoccupazione oggi si chiama NaspI, e va a sostituire quelle che anni fa erano le ASpI e MiniASpI. Non appena si è perso il lavoro, va fatta la richiesta. La Legge prevede infatti che: “L’indennità di disoccupazione NASpI spetta a partire dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro, se la domanda viene presentata entro l’ottavo giorno. Dal giorno successivo alla presentazione della domanda, se presentata dopo l’ottavo giorno successivo alla cessazione, ma entro i termini di legge“.

Benefici e limitazioni della NaspI

Una volta fatta la domanda e se si rispettano i requisiti, il mese successivo arriva l’assegno. Il trattamento economico mensile viene calcolato in base a determinati criteri, e per essere sicuri di riceverlo il lavoratore deve aver versato almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni. Per il lavoratore licenziato che percepisce la NaspI non vige l’obbligo di stare a casa. Se trova un nuovo lavoro può comunque continuare a percepire il sussidio, sempre se rientra in determinate casistiche.

Purtroppo l’unica nota negativa è che la NaspI non spetta a chi lavorava presso le Amministrazioni Comunali, ai lavoratori agricoli che erano stati assunti a tempo determinato, e anche a chi percepisce un assegno di invalidità. L’INPS però offre svariate soluzioni per ogni tipo di lavoratore quindi è sempre bene rivolgersi ad un patronato, o prendere un appuntamento presso un ufficio dell’Ente di previdenza, così da trovare la formula più adatta alla propria situazione.

Hai perso il lavoro? Puoi fare la richiesta di Reddito di Cittadinanza

Il Reddito di Cittadinanza può essere davvero una “manna dal cielo” per chi è in difficoltà economica. Questa misura di sostegno al reddito viene erogata per 18 mesi, durante i quali il disoccupato può cercare un nuovo lavoro e non avere preoccupazioni per le spese. La richiesta si può sempre fare, basta rivolgersi a un patronato, produrre l’ISEE e inviare la domanda all’INPS. Il diritto all’RDC, se dovuto, arriva piuttosto velocemente e nell’arco di 2 mesi si riceve la carta PostePay. Ogni fine del mese verranno erogati i soldi. La cifra viene stabilita in base a tutta una serie di parametri.

I Pro e i Contro del Reddito di Cittadinanza

La ricarica dell’RDC può essere davvero corposa, a seconda dei casi. Inoltre, già dal 2021 chi percepiva il reddito ha ricevuto una doppia ricarica. Nella misura, infatti, è stato integrato l’Assegno Unico Universale. E gli aventi diritto l’hanno ricevuto sulla PostePay in maniera automatica, senza fare alcuna domanda scritta. La procedura continua e anche quest’anno chi ha diritto all’Assegno Unico lo riceverà direttamente ogni mese.

Un altro vantaggio del Reddito è che se entro 12 mesi dall’erogazione il titolare avvia un’attività in proprio, potrà ricevere le restanti 6 mensilità in un’unica soluzione. Si tratta di un incentivo alle professioni autonome. Chi cerca un lavoro, infatti, può puntare proprio sul rendersi “indipendente”. Dato che le opportunità sul mercato non mancano. Anche qui vale la pena informarsi presso la Camera di Commercio della propria zona, in Comune, su siti specializzati o dal commercialista, perché esistono molte misure di incentivi.

Di contro, non si possono usare i soldi del Reddito in totale libertà. A parte il fatto che – ed è ovvio – non si possono comprare beni di lusso, ci sono sempre tanti dubbi su come spendere il credito della carta. Per esempio le persone trovano difficoltà ad acquistare abbigliamento o scarpe, perché hanno “paura” di sbagliare e di vedersi ritirare il beneficio. Inoltre non si possono prelevare molti soldi in contanti, e anche questo è un limite. Con l’RDC si possono pagare per fortuna le bollette, e anche fare un bonifico per l’affitto. Ma difficilmente l’intero importo della ricarica riesce ad essere sufficiente. Altre cose che non si possono pagare con l’RDC sono ad esempio il Bollo Auto o l’assicurazione, oneri spesso davvero insostenibili per le famiglie in difficoltà.

Tutto sommato, però, sia la NaspI che l’RDC danno un po’ di respiro per diversi mesi. Durante i quali è opportuno darsi da fare, perché vivere di sussidi non piace a nessuno (o quasi). E soprattutto, dopo un po’, finiscono.

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